Ansia e angoscia
Questi due termini vengono spesso usati come sinonimi, e in effetti in inglese (anxiety) lo sono.
In realtà è utile fare alcune distinzioni.Ansia e angoscia hanno in comune uno stato di malessere psicologico e fisico di fondo, caratterizzato da un sentimento di paura, confusione, incertezza, oltre che da tachicardia, sudorazione fredda, affanno e altre attivazioni neurovegetative.
Mentre l’ansia è — alla base e se contenuta entro certi limiti — uno stato di allarme idoneo ad affrontare prove impegnative, l’angoscia è piuttosto uno stato di disperazione impotente che possiamo provare di fronte a un grave problema vissuto come irrisolvibile, che obiettivamente lo sia o meno.
Si prova dunque ansia quando si deve affrontare una gara sportiva, un esame, un incontro importante; si prova piuttosto angoscia quando ci si dà in partenza per sconfitti, respinti, abbandonati senza possibilità di cambiare le cose. Quando l’ansia è troppa o troppo poca, il rendimento di fronte alla prova che ci attende sarà meno efficace che se proviamo la “dose giusta” di ansia, cioè proviamo un’ansia proporzionata all’impegno che la prova richiede. L’ansia, quindi, è tipicamente rivolta al futuro, ha carattere anticipatorio; l’angoscia è tipicamente rivolta al passato, ha il carattere e il “sapore” della perdita irreversibile.
Non vi è dunque nulla di anomalo se l’ansia è collegata a un compito significativo da affrontare, e l’angoscia, per esempio, a un lutto.
Ma sia l’ansia che l’angoscia possono presentarsi come sintomi significativi in una varietà di disturbi, dai più lievi ai più gravi; possono presentarsi insieme o separatamente, sovrapposte o alternanti, e in ogni caso difficilmente si riuscirà a superarle senza un aiuto specialistico ed eventualmente con un uso mirato di psicofarmaci.